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08/03/2006

Ali Farka Touré, addio al bluesman del deserto (fonte kwmusica)
    
Muore nel sonno il grande chitarrista e "griot" del Mali, vincitore di due Grammy, il secondo un mese fa.

Ali Farka Touré, conosciuto internazionalmente come "the King of the Desert Blues", è scomparso nel sonno presso la sua casa di Niafunkè, nel Mali, all'età di 65 anni. Solo con la triste notizia si è saputo che il musicista africano era malato di cancro alle ossa. Chitarrista associato spesso a John Lee Hooker per alcune similitudini nello stile abrasivo e rurale, Touré il mese scorso era stato insignito di un secondo Grammy Award per l'album In the Heart of the Moon realizzato nel 2005 in compagnia di Toumani Diabaté (il precedente riconoscimento gli era stato attribuito per Talking Timbuktu, inciso con Ry Cooder e pubblicato nel 1994). Con Diabaté aveva poi compiuto un'appassionante tournée che aveva toccato anche l'Italia nel luglio scorso, con una serata dai toni epici presso la cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma.

Per la sua gente Touré rappresentava molto più di un musicista. Nato nel 1939 nel villaggio di Kanau, sulle rive del Niger, Ali fu il decimo figlio nato dalla sua famiglia, ma incredibilmente solo il primo a sopravvivere agli stenti della povertà dopo la morte del padre, arruolato nell'esercito francese. Nonostante non vi fosse alcuna tradizione musicale tra i suoi avi, "Farka" all'età di 12 anni si era già costruito una chitarra tradizionale (che la leggenda narra essere stata poi regalata a Ry Cooder, ndr) definita "djerkel" e ritenuta capace di evocare gli spiriti.

Pochi anni dopo, al termine di un concerto del grande chitarrista della Guinea Ketita Fodera a Bamako, Touré fu così commosso da quella esibizione che decise di ricalcarne le orme. Senza nessun altro aiuto, il "griot" (cantastorie) africano è riuscito a modellare sulla sua chitarra canzoni tradizionali, usando le tecniche che aveva imparato suonando prima il djerkel. La popolarità divenne planetaria agli inizi degli anni Novanta, quando l'intera comunità mondiale finalmente si accorse del "sound d'Afrique" e del valore di alcuni suoi album registrati nel decennio precedente.

Dopo alcune brillanti collaborazioni in occidente con i Chieftains e il bluesman Taj Mahal, Ali Farka Touré optò per il ritiro dalle scene, essendo anche il sindaco della sua comunità e appassionato contadino. Ritornò solo nel 1994 per registrare con Ry Cooder Talking Timbuctu. Nonostante non fosse il suo lavoro più ispirato, il disco finì con il porre l'attenzione sulla sua arte pregressa grazie alla fama dei suoi accompagnatori (insieme a Cooder anche Jim Keltner, John Patitucci e Clarence "Gatemouth" Brown, altro venerabile del blues) fino alla conquista del Grammy.

Nonostante il clamore, il fuoriclasse africano decise nuovamente di farsi da parte per altri cinque anni. E' il 1999 quando viene pubblicato Niafunkè, un lavoro registrato con uno studio portatile allo stato dell'arte, un toccante viaggio nella memoria racchiuso in una manciata di pezzi arsi dal sole. Sempre più al servizio degli altri (e stato autore di una vera e propria crociata per migliorare la situazione economica della sua terra) e meno attratto dalla musica, Touré è stato poi oggetto di ripubblicazioni storiche fino alla pubblicazione nella scorsa primavera di un altro gioiello come In the Heart of the Moon, (distribuito in Italia da I.R.D.), primo capitolo di una trilogia registrata sempre con uno studio mobile presso l'Hotel Mandè, nei pressi del fiume Niger. Trilogia che dovrebbe essere completata in questo anno.

Il link sottostante offre un video dell'artista.
     
Approfondimenti: http://www.lesfilmsdici.fr/moteur/sadsl/ali_farka_toure_adsl.rm
  

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